Indignatevi! (di nuovo). Indigniamoci! (di nuovo). Perché la nostra indignazione dei mesi scorsi contro la finanza, le banche, la speculazione finanziaria, Angela Merkel, Manuel Barroso, Olli Rehn, la troika e Silvio Berlusconi non è bastata e non basterà se non recupereremo una nuova indignazione e – da questa e con questa – una diversa capacità di impegnarci perché cambino davvero le cose. Perché la rassegnazione e l’indifferenza che oggi tornano a contagiare e a bloccare le società europee sono il peggiore di tutti gli atteggiamenti. E dire, come oggi stiamo facendo (secondo Stéphan Hessel): io che ci posso fare, mi arrangio, è fare il gioco del potere; è abbassare la testa e accettare lo stato delle cose (la recessione) convincendosi che non ci possano essere ricette economiche alternative (ci sono, eccome! – si chiamano nuovo new deal verde, Piano Marshall intra-europeo, politiche neo-keynesiane); è cercare di sopravvivere individualmente in qualche modo; è accondiscendere alla sua (falsa) – del potere, di Monti, dei mass media, della Commissione Ue – interpretazione dei fatti (la crisi è colpa nostra che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità); è subire senza reagire le sue – del potere egemone – ricette economiche e sociali (ancora e sempre: neoliberismo, privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica, licenziamenti facili).