Unmilionequattrocentounmilaquattrocentotrentadue (1.401.432) persone costituiscono una rappresentanza diretta ed autentica del popolo sovrano. Questi rappresentanti, firmatari dei tre referendum per l'acqua bene comune, chiedono alla Corte Costituzionale che il popolo possa finalmente pronunciarsi, tramite referendum abrogativo, su un tema politico di importanza fondamentale: chi ed in nome di quali interessi deve gestire il nostro patrimonio pubblico e curare i nostri "beni comuni"?
Da oltre vent'anni, un'altra rappresentanza del popolo, quella indiretta e cooptata che siede in Parlamento, utilizza un "male comune", il debito pubblico, per giustificare il trasferimento ad interessi privati di risorse ingentissime accumulate con anni di sacrifici del popolo sovrano. Questi trasferimenti, avvengono, a prezzo vile, sotto forma di privatizzazione di monopoli pubblici travestiti da liberalizzazioni del mercato (Autostrade, Ferrovie, Alitalia, Telecom...). Esse favoriscono i soliti noti e non hanno portato alcun apprezzabile sollievo ai conti pubblici. Progressivamente il patrimonio di noi tutti è stato affidato ai Consigli di Amministrazione di società di diritto privato che non devono rispondere a nessuno salvo che ai loro azionisti. Sono aumentati così gli stipendi dei manager pubblici e i budget per la pubblicità (che creano potere mediatico) mentre gli investimenti a lungo termine sono crollati ed il debito pubblico non si è ridotto.
Per anni la "rappresentanza cooptata" ha fatto di tale cessione della sovranità economica ai Consigli di Amministrazione, un vessillo trionfale, da sventolare nella grande crociata ideologica contro il settore pubblico, le sue inefficienze ed i suoi sprechi. Per anni i cantori della privatizzazione hanno imperversato sui principali giornali ripetendo che questa politica ci avrebbe consentito di competere sul mercato globale, di restare in Europa, di trovare i soldi per fare le riforme, di crescere.
Poi c'è stata la crisi e sebbene molti continuino con quelle sciocchezze, la forza retorica ed il prestigio di privatizzazioni e C.d.A. è drammaticamente crollata. Perfino Tremonti ha cominciato a polemizzare con il mercatismo e con le banche.
Il ministro Ronchi ora privatizza acqua e servizi pubblici ma nega di volerlo fare. Incredibile cambiamento culturale in pochi mesi : il pensiero unico ha perso l'egemonia.
Il popolo sovrano a differenza dei suoi rappresentanti cooptati non ha conosciuto i benefici dell' amicizia con gli interessi finanziari forti, ma solo la miseria economica e culturale generata dalla collusione fra potere politico e capitale. Ha visto abbastanza: con l'acqua vuole lavare l'onta.
1.401.432 rappresentanti autentici del popolo sovrano chiedono di invertire la rotta. Queste persone vogliono ricostruire, partecipando direttamente e senza più delege, un settore pubblico in cui prevalga l'interesse comune: oltre il liberismo e oltre lo statalismo. Una sfida per la sinistra. Il manifesto si sta attrezzando per raccoglierla.