Una buona notizia va a celebrare i 60 anni della dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. E’ stata infatti approvata con 562 voti favorevoli, 37 contrari e 20 astensioni una risoluzione sostenuta da praticamente tutti i gruppi politici del Parlamento Europeo in cui si ribadiscono «fermamente» critiche «all'attuale stallo politico» e soprattutto riguardo alla mancata adozione della posizione comune in merito alla revisione del Codice di condotta UE sulle esportazioni di armi al fine di «trasformarlo in un efficace strumento di controllo». Va ricordato infatti che attualmente tale Codice è solo un elenco di prescrizioni senza valore vincolante e sanzionatorio, e soprattutto non esiste una struttura condivisa di gestione dello stesso a livello di controlli. Il Parlamento Europeo nel chiederne quindi l'adozione «senza ulteriori indugi», sottolinea che il contributo dell'UE a un trattato sul commercio di armi internazionalmente vincolante (sollecitato dalla coalizione internazionale Control Arms e oggetto di discussione all’ultima Assemblea Generale ONU) «acquisterà notevole credibilità non appena diverrà giuridicamente vincolante il regime comunitario di controllo delle esportazioni di armi».
Sull’importanza di questo passo è si esprime Giorgio Beretta (campagna Banche Armate): “rendere il Codice di Condotta vincolante per tutti i Paesi Ue è assolutamente necessario non solo perché oggi - come dimostrano i dati del Sipri - i diversi Paesi nel loro insieme ricoprono al pari di Russia e Stati Uniti - il 30%delle esportazioni internazionali di armi. Ma soprattutto perché l'industria europea degli armamenti deve avere regole precise e uniformi in tutta l'Unione europea. Se l'industria miliare italiana vuole davvero concorre alla pari, deve impegnarsi perché questo codice diventi vincolante:lavorare in questo è il banco di prova per la credibilità delle sue dichiarazioni.”.
"Il voto a larga maggioranza del Parlamento europeo è un segnale di speranza. Come organizzazioni della società civile ci impegnano a pubblicizzarlo e insisteremo con i nostri governi nazionali perché diano seguito immediato alle indicazioni contenute nella risoluzione - sottolinea Sergio Andreis della campagna Sbilanciamoci! - formalizzando alla presidenza di turno della Repubblica Ceca, per il primo semestre 2009 la richiesta di mettere all'ordine del giorno la decisione per un Codice di condotta legalmente vincolante".
Va infatti sottolineato come una simile posizione vada a coronare anni di sforzi della società civile europea ed internazionale verso un miglioramento dei controlli in un tema delicato come quello delle armi, soprattutto le cosiddette piccole o leggere che ogni minuto causano un morto sul nostro pianeta.
Ma la rilevanza di una tale presa di posizione investe pure altri ambiti: “In una fase di crisi economica, produttiva e sociale come l'attuale, i cui effetti si estendono in tutto il mondo, un rigido e vincolante controllo delle esportazioni di armi contribuirebbe a ridurre la tendenza verso una ulteriore crescita della produzione di armamenti (settore purtroppo non in crisi), dove gli investimenti (e ricchi profitti) vanno tutti a scapito delle popolazioni nelle aree di conflitti armati, ma anche delle produzioni civili realizzabili con tecnologie avanzate - è il commento di Alessandra Mecozzi di FIOM-Cgil - e soprattutto a scapito dell’occupazione che, lo dimostrano recenti studi, cala con l’aumentare dei profitti delle aziende di armi”.
Un punto che sta particolarmente a cuore alle realtà italiane impegnate sui temi del disarmo è quello relativo all’ambito finanziario e di intermediazione dei trasferimenti di armi. Afferma Andrea Baranes (Fondazione Culturale Responsabilità Etica): "Esistono alcune ottime leggi su scala europea che coprono diversi aspetti del rapporto tra finanza e industria degli armamenti: dalla nostra L185/90 riguardo l'import-export di sistemi d'arma alla legge belga su broker e intermediatori, fino ai limiti imposti dall'Austria alla propria Agenzia di Credito all'export. Considerato che l'UE si sta muovendo verso una sempre maggiore integrazione dei mercati, appare urgente e necessario integrare queste diverse best practices in un unico quadro normativo valido su scala europea, che possa raccogliere il meglio delle diverse legislazioni esistenti e integrarle dove necessario. La proposta del Parlamento Europeo per rendere vincolante il codice di condotta rappresenta un passo importante in questa direzione."
Oltre ad indicazioni di ambito generale, la risoluzione votata dal parlamento UE ha anche affrontato punti più specifici. Per i deputati, parallelamente all'adozione della posizione comune, dovrebbero essere adottate tra l'altro le seguenti misure:
prevenzione di trasferimenti irresponsabili di armi mediante una rigorosa applicazione dei criteri del Codice sia alle aziende che alle forze armate nazionali;
prevenzione del traffico illegale di armi per via aerea e navale; miglioramento e applicazione dei controlli sull'intermediazione, invitando tutti gli Stati membri che non lo hanno ancora fatto a integrare nelle proprie legislazioni nazionali lo spirito e la lettera della posizione comune dell'UE del 2003 sul controllo dell'intermediazione delle armi;
rapide indagini sulle recenti asserzioni relative alle violazioni di embargo sulle armi;
prevenzione della vendita a intermediari privati delle armi raccolte durante operazioni PESD e RSS (riforma del settore della sicurezza) e altre iniziative dell'UE, nonché del loro successivo trasferimento ad altre regioni teatro di violenti conflitti o tensioni;
miglioramento della trasparenza e della qualità dei dati trasmessi dagli Stati membri dell'Unione europea nel contesto della relazione annuale sul Codice di condotta.
Le organizzazioni che fanno parte di Rete Italiana per il Disarmo auspicano quindi che l’importante presa di posizione ufficiale del Parlamento Europeo spinga anche i Governi nazionali a fare la loro parte verso un mondo più sicuro con meno armi in circolazione, e stimolino anche le realtà dell’associazionismo e della società civile a riprendere un lavoro serio ed approfondito verso percorsi di disarmo.
Background sul Codice di condotta UE
Il Codice di condotta dell'Unione europea per le esportazioni di armi è stato adottato l'8 giugno 1998 e stabilisce otto criteri per il controllo delle esportazioni di armi convenzionali e una procedura di notifica delle decisioni di rifiuto che esige che gli Stati membri si consultino riguardo ad eventuali autorizzazioni concesse malgrado una precedente decisione di rifiuto. Il codice di condotta non è attualmente un documento giuridicamente vincolante ed è composto di due sezioni principali: una che elenca gli otto criteri di esportazione e l’altra sulle disposizioni operative. I criteri costituiscono i principi che le autorità nazionali preposte al rilascio delle licenze dovrebbero utilizzare quando ricevono una domanda di autorizzazione a vendere armi all’estero:
Rispetto degli impegni internazionali degli Stati membri, segnatamente delle sanzioni decretate dal Consiglio di sicurezza dell’ONU e di quelle decretate dalla Comunità, degli accordi sulla non proliferazione e di altri obblighi internazionali.
Rispetto dei diritti umani nel paese di destinazione finale.
Situazione interna al paese di destinazione finale.
Mantenimento della pace, della sicurezza e della stabilità regionali.
Sicurezza nazionale degli Stati membri e dei territori le cui relazioni esterne competono agli Stati membri, nonché di Paesi alleati o amici.
Comportamento del paese acquirente nei confronti della comunità internazionale.
Esistenza del rischio di sviamento delle attrezzature all’interno del paese acquirente o di ri-esportazione in condizioni indesiderabili.
Compatibilità delle esportazioni di armi con le capacità tecniche ed economiche del paese acquirente.