Una lettera al ministro dell'Economia Giulio Tremonti per chiedere al governo italiano la “cancellazione immediata e incondizionata del debito bilaterale e multilaterale di Haiti”.
L'hanno spedita, il 25 gennaio scorso, Campagna per la riforma della Banca mondiale (Crbm), Coordinamento Italia-Nicaragua, Mani Tese, Sdl Intercategoriale e Selvas.org, per porre l'accento sulle reali esigenze del poverissimo Paese caraibico, colpito a inizio gennaio da un devastante terremoto. La società civile invita il Governo italiano a “contribuire alla ricostruzione di Haiti attraverso la concessione di aiuti a perdere (grants) e non attraverso la concessione di crediti di aiuto che il governo di Haiti dovrebbe poi restituire. Tale iniziativa costituirebbe un segnale importante alla comunità dei donatori internazionali per non aumentare il debito estero del Paese, una possibilità questa che anche altri Governi europei stanno valutando”.
Il futuro è una questione di debito: nel giugno del 2009, Haiti aveva già ottenuto la cancellazione di 1.2 miliardi di dollari dai suoi principali creditori, grazie al raggiungimento del Completion Point nell'ambito dell'iniziativa Heavily Indebted Poor Countries (Hipc). Nonostante questo, il debito estero di Haiti ammonta ancora a più di 800 milioni di dollari. “Il governo italiano -scrivono in un comunicato congiunto Crbm e Mani Tese- rappresenta una voce autorevole nel Consiglio dei direttori esecutivi del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca intermaericana per lo sviluppo (Iadb). Nei prossimi cinque anni Haiti dovrà pagare almeno 100 milioni di dollari in servizio del debito al Fondo e alla Banca, la stessa somma che il Fondo Monetario ha annunciato di voler prestare al Paese per fare fronte all'emergenza attuale. Per questa -scrivono le due organizzazioni- domandiamo al nostro esecutivo di attivarsi per far sì che le due istituzioni multilaterali cancellino il debito immediatamente e senza alcuna condizione”.
“Il terremoto e i tre uragani devastanti che hanno colpito l'isola nel corso del 2008 hanno distrutto l'economia del Paese, incapace di generare le entrate necessarie a servire il debito estero sia oggi che nel prossimo futuro. Risorse che a nostro avviso, qualora e non appena l'economia del Paese riprendesse a funzionare, dovrebbero essere investite in via prioritaria nella ricostruzione interna, delle infrastrutture di base e nella fornitura dei servizi di base per i milioni di senzatetto prima che al servizio del debito”, spiega ancora la lettera indirizzata al ministro. Ed Elena Gerebizza, che lavora per Crbm e collabora con Ae, spiega che “se la comunità internazionale vuole davvero aiutare i milioni di sopravvissuti alla tragedia di Haiti, la cancellazione immediata e incondizionata di tutto il debito estero del Paese è un atto dovuto di giustizia sociale, economica, ambientale e climatica. Se il governo italiano è intenzionato a dare un contributo efficace alla ricostruzione, deve impegnarsi a finanziare gli interventi di base necessari con grants e non con prestiti che riporterebbero Haiti nella spirale del debito”.
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