L'Europa dà l'impressione negli ultimi anni e soprattutto dopo l'inizio della crisi di essersi allontanata dai suoi cittadini.
Si è molto allontanata fino a quasi spezzare la corda tra le istituzioni europee e la cittadinanza. Ci sono due responsabili: le Istituzioni europee e gli Stati membri.
Se le Istituzioni europee hanno la responsabilità di non pensare alla crisi in maniera solidale, la responsabilità maggiore spetta agli Stati membri perché nel trattato di Lisbona e nell’Unione, così com’è oggi, il potere degli Stati nazionali è preponderante. Perché ora gli stati contano di più, in particolare per il meccanismo del voto all'unanimità. E il più forte vince sul più debole, perché può mettere un veto contro i paesi più piccoli.
In questo senso la responsabilità è in primo luogo dei governi nazionali, in particolare quelli dei paesi del sud Europa che si trovano nel bel mezzo della crisi?
L'Europa doveva essere una unione solidale di tipo federale. In una struttura federale solidale la solidarietà viene per forza. Faccio un esempio: se lo stato della California si trova ad affrontare i problemi della crisi del debito non si parla di cacciarla subito dagli Stati Uniti. Con la creazione dell'euro non siamo andati in questa direzione.
Non doveva esserci l'unione politica?
Non c'è l'unione politica. Oggi non la chiamerei nemmeno unione questa area europea che è basata sul vecchio sistema di "equilibrio tra potenze", che è stato mantenuto fino alla fine dell'ultima guerra.
Un sistema di relazioni interstatali che hanno portato ai conflitti delle due guerre mondiali.
La Comunità Europea e poi l'Unione Europea sono state create proprio per superare “l’equilibrio tra potenze”. Purtroppo oggi l'Europa agisce direttamente contro i propri stessi ideali.