“Siamo in guerra”: così esordisce il programma elettorale di Magdi Allam, candidato alle elezioni europee nel partito Fratelli d’Italia. Un programma che, come si evince da questa prima dichiarazione, punta molto sull’agitazione della paura. “È la terza guerra mondiale. Una guerra finanziaria. Ma anche una guerra relativista [..] in un mondo governato dalla dittatura dei poteri imprenditoriali e finanziari, nel contesto di una umanità meticcia azzerando le radici, le identità, i valori, le regole e la civiltà”. Questo il primo punto. Nel discorso sulla crisi economica, Allam inserisce anche un riferimento all’immigrazione, parlando di “umanità meticcia” che minerebbe delle presunte radici identitarie. E’ su questo che Allam basa la propria campagna elettorale, almeno è questo che emerge scorrendo il programma e dando uno sguardo al sito e alla pagina Facebook del candidato.
“Prima gli italiani” si legge su uno dei manifesti di Allam, su cui campeggia anche la frase “sottomessi agli immigrati”.
“Prima gli italiani”, leit motiv anche di altri movimenti politici – primi fra tutti Lega Nord e Forza Nuova – sembra per Allam il filo conduttore di tutta la campagna. L’Unione Europea imporrebbe direttive “impregnate di materialismo, buonismo, soggettivismo giuridico, multiculturalismo e islamicamente corretto”. “Prima gli italiani nell’assegnazione di posti di lavoro, case popolari, scuole, pensioni e sussidi sociali. Affermiamo con orgoglio il principio che gli italiani hanno il diritto di godere di una vita dignitosa nella nostra casa comune”. Sul concetto della “casa comune” Allam propone addirittura la creazione di un “nuovo Ministero dell’Identità nazionale”, identità che a quanto pare subirebbe una “minaccia islamica”, da cui “dobbiamo difenderci in quanto religione incompatibile con la nostra civiltà”.
A fomentare questo sentimento anti-immigrati ci pensano, oltre al programma elettorale, i post su Facebook, le fotografie, le vignette: due in particolare, di Massimo Sartori.
Nella prima, si vede una donna con l’hijab che spinge un passeggino, circondata da due bambini, e due uomini con la barba lunga e indumenti che richiamano l’abbigliamento tradizionale musulmano che bevono un tè seduti a un tavolino. Per terra cartacce e spazzatura. Alle spalle, un muro scrostato. Su tutto, una frase: Bienvenue a Bruxelles modele de integration europeenee. “A Bruxelles ho visto la pubblicità della città per i turisti. E’ una pubblicità che fa vedere una città occidentale, abbiamo girato sempre a piedi e non mi sarei mai aspettato di vedere invece una città…islamica. Se la parola ‘integrazione’ vuol dire ‘città islamica’ allora l’integrazione che vuole l’Unione Europea, se la tenga Bruxelles!”, commenta Allam.