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Ormai è farsa con­ti­nua. Abbiamo pra­ti­ca­mente rag­giunto l’incerta linea di con­fine che separa, e per­ciò intrec­cia e con­fonde, com­me­dia e tra­ge­dia, riso e pianto, buo­nu­more e dispe­ra­zione. Tutta colpa di Renzi, Ber­lu­sconi, Grillo e di non so quanti altri attori del tea­trino politico-istituzionale nostrano? Pur­troppo no. Come viene detto nell’Amleto, c’è del mar­cio in Dani­marca, cioè in Ita­lia. Renzi, Ber­lu­sconi e Grillo fanno il loro mestiere di incan­ta­tori di ser­penti, ma che ne sarebbe di loro se noi non li votas­simo, se non ci rico­no­sces­simo nelle loro facce, se non li amas­simo appas­sio­na­ta­mente, soprat­tutto se li con­tra­stas­simo senza ambi­guità? La domanda non è sol­tanto legit­tima, è vec­chia di almeno cin­que secoli, quanti ne sono tra­scorsi dal giorno in cui Etienne de La Boé­tie scrisse il suoDiscorso sulla ser­vitù volon­ta­ria nel quale si chie­deva come mai – in nome di che cosa — folle ster­mi­nate di esseri umani pre­fe­ris­sero essere schiavi di un tiranno piut­to­sto che uomini liberi. E con­clu­deva affer­mando che forse la libertà non è altret­tanto con­ve­niente quanto la schia­vitù.
È una con­clu­sione oggi meno vera di ieri? Sap­piamo tutti che no, che le cose non sono affatto cam­biate. Soprat­tutto chez nous, dove l’attrazione per il cosid­detto «uomo forte», a furia di essere un’abitudine, è diven­tata una vocazione.

Secondo cal­coli gros­so­lani, i tre incan­ta­tori di ser­penti sopra citati rie­scono a rac­co­gliere il set­tan­ta­cin­que per cento dei voti espressi dagli ita­liani: così, senza che da parte loro venga offerto alcun serio pro­getto di futuro, venga pro­spet­tato un solo tra­guardo di rilievo vero­si­mile, uni­ca­mente in nome del loro pre­sunto appeal. Chiedo a un amico: ma per­ché ti piace Renzi? Risponde: per­ché è sim­pa­tico e ruspante, sa quel che vuole. Obietto: lui forse sa quel che vuole, ma per­ché non lo rac­conta anche a noi? Fac­cio la stessa domanda a una mili­tante di Forza Ita­lia: ma che ci trova, signora, di così coin­vol­gente in Sil­vio Ber­lu­sconi? Rispo­sta: tutto! È un grande sta­ti­sta, non ruba per­ché è ricco ed è anche un bell’uomo! A un mio gio­vane con­giunto, che vota per il Movi­mento 5 Stelle, rim­pro­vero siste­ma­ti­ca­mente (quanto inu­til­mente) la sua pas­sione per Grillo: pos­si­bile che non abbia in testa altra stra­te­gia che quella di trion­fare, lui da solo, su tutto e su tutti? Ma chi si crede d’essere il tuo comico con quella sua fac­cia spi­ri­tata e quei ric­cio­loni di nar­ciso sca­te­nato? Replica: faremo a tutti un culo così.
Siamo al trionfo del deli­rio auto-celebrativo. Al disco­no­sci­mento di ogni alte­rità. Addio, logos. Altro che Etienne de La Boé­tie: oggi le cose vanno di gran lunga peg­gio di un tempo. Dap­per­tutto, temo. Ma in spe­cial modo qui da noi dove santa romana Chiesa ci ha espro­priato di ogni senso di respon­sa­bi­lità, degra­dan­doci a sud­diti da cit­ta­dini che era­vamo (mi è capi­tato di scri­vere un libro al riguardo, inti­to­lato La fab­brica dell’obbedienza, il lato oscuro e com­plice degli ita­liani).

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Tratto da www.ilmanifesto.it
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