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Sono il 15,4% dei giovani europei, 2 milioni e 200mila in Italia: giovani che non lavorano e non studiano. Un Rapporto Eurofound ci dice dove sono, e come sono cresciuti con la crisi. E ne calcola i costi economici: se solo il 20% dei Neet italiani potesse lavorare, ci sarebbe un beneficio di 6,5 miliardi di euro all'anno

 

Eurofound ha recentemente pubblicato un’analisi approfondita sulla situazione dei cosiddetti giovani Neet (not in employment, education or training) in Europa 1. Sono giovani che non lavorano (perché disoccupati, o scoraggiati, oppure non disponibili a lavorare per ragioni diverse) e non partecipano nemmeno a qualche ciclo di istruzione e formazione. Ciò che li accomuna è il fatto di non accumulare capitale umano attraverso i canali formali (ovvero, il lavoro e la formazione). La ricerca si propone di mettere in luce le conseguenze economiche e sociali della mancata partecipazione dei giovani Neet al mercato del lavoro e alla formazione nei paesi dell’Unione europea.

L’analisi dei giovani Neet è inquadrata all’interno di una situazione di persistenti difficoltà connesse alla gravità della recessione, iniziata con la crisi finanziaria del 2008. I giovani in Europa sono stati colpiti in maniera particolarmente pesante dalla crisi per quanto riguarda le loro prospettive occupazionali. Nel 2011 il tasso di occupazione giovanile (15-24 anni) è sceso al 34%, il valore più basso mai registrato nella storia dell’Ue, mentre il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 21%, pari a circa 5,5 milioni, con un incremento di un milione e mezzo rispetto al 2008.

Per quanto precisi gli indicatori tradizionali della partecipazione al mercato del lavoro possano essere, non rispecchiano adeguatamente la reale situazione dei giovani. Il fatto è che gli indicatori su occupazione e disoccupazione non forniscono un quadro accurato della situazione dei giovani poiché molti sono studenti e vengono pertanto classificati come non appartenenti alla forza lavoro, ovvero ‘inattivi’. Numerose istituzioni internazionali (Ilo, Ocse, Commissione Europea) recentemente hanno concentrato la loro attenzione sul gruppo Neet, di norma definito con riferimento ai giovani tra i 15 e i 24 anni che si collocano al di fuori sia dell’occupazione che dall’istruzione, e presentano pertanto un rischio elevato di esclusione sociale. Eurofound (2012: 33) estende l’analisi e considera anche i giovani nella fascia di età 25-29 anni per due ragioni. Innanzitutto, la recessione ha colpito pesantemente non soli i più giovani, ma anche i giovani adulti (quelli nella fascia d’età 25-29); in secondo luogo, in molti paesi – tra cui l’Italia – la maggioranza degli studenti universitari si laurea dopo i 24 anni. Per catturare anche per questo gruppo le difficoltà connesse all’inserimento nel mercato del lavoro, Eurofound estende l’analisi alla fascia di età 15-29 anni.

continua

Tratto da www.ingenere.it
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