Dall’esplosione della bolla dei titoli subprime, lo scenario economico globale è cambiato con differenze significative nelle diverse regioni del mondo. I paesi avanzati del Nord (Stati Uniti, Europa e Giappone) centro delle crisi che si sono susseguite dal 2008 hanno mostrato la vulnerabilità del loro sistema economico che dopo un decennio di crescita ininterrotta, si è incamminato nel tunnel delle crisi.
Il ricorso alle finanze pubbliche per salvare i grandi gruppi bancari e assicurativi ha compromesso l’equilibrio finanziario dei settori pubblici interventisti e generosi con la finanza e liberisti e rigorosi per quanto riguarda la giustizia sociale. La ricetta neoliberista come cura della recessione, non riesce a ridare slancio al sistema ma anzi favorisce il declino dei paesi europei rispetto alle nuove potenze economiche rappresentata dai paesi emergenti.
Tra i paesi emergenti come India, Cina e Russia la crisi ha solo rallentato la crescita, grazie a una bilancia commerciale in continuo surplus e a un flusso continuo di investimenti esteri. Nonostante questi paesi mostrino una spesa pubblica elevata e in crescita non hanno sviluppato sistemi di welfare confrontabili per qualità e intensità a quelli europei e registrano spese militari molto elevate, con variazioni anche maggiori del Pil
Le previsioni di crescita di spese militari previste tra il 2011-2015 sono impressionanti: 140% in Cina, 70% in Brasile, 40% in India, 31% in Russia. Invece nei paesi sottosviluppati come l’Africa subsahariana, America Centrale, paesi poveri dell’Asia (Bangladesh, Nepal, etc.) la crisi si è unita ai fattori endemici di arretratezza esacerbando problemi come fame e povertà
In questi paesi si assiste spesso alla rappresentazione di forti conflitti sociali, etnici, di frontiera, guerre civili, e nonostante gli stati siano sull’orlo del fallimento si registrano alte spese militari (30,1 miliardi di $ nel 2011).
Nel mondo sono aumentati gli squilibri, non solo tra nord e sud, ma anche all’interno dei paesi per la ritirata dello stato sociale e per la riduzione delle politiche per l’uguaglianza, sostituite da modelli market oriented.
In questo contesto si inserisce il mercato delle armi caratterizzato dalla presenza di grandi gruppi industriali concentrati in pochi paesi avanzati o emergenti, elevata intensità di R&S, accordi internazionali di fornitura, commesse pubbliche pluriennali e una rete relazionale molto sviluppata fra le imprese e i centri militari.
Il modello di business delle armi trova una specificità nella presenza di una domanda composta da pochi acquirenti (gli stati) la cui inclusione nel perimetro di interesse di ogni gruppo industriale scaturisce dalle dagli accordi e dalle alleanze politiche. Con lo spostarsi nello scacchiere internazionale dei paesi da un’alleanza all’altra si crea la necessità di integrazione militare con i nuovi alleati e di conseguenza si apre un mercato di sbocco.