Dai 41 ai 119 euro al mese, e anche oltre. I dati Istat permettono di vedere come, a quattro anni dalla laurea, tra i neodottori che hanno trovato lavoro si sia già aperto un gap di genere: le donne guadagnano meno. Occhio a questi numeri, e soprattutto alla facoltà che si sceglie...
Le lauree che danno minori sbocchi lavorativi sono anche quelle più “povere” e con maggior impatto sullo squilibrio di genere: lo dicono i dati Istat sulla condizione occupazionale dei laureati (Indagine 2011 sui laureati del 2007). In un precedente articolo abbiamo analizzato i dati sugli sbocchi occupazionali, evidenziando l'impatto della crisi economica sulla probabilità dei neolaureati di trovare lavoro, e il relativo gap di genere, notando che le neolaureate hanno minore probabilità di trovare lavoro rispetto ai colleghi maschi per tutti i tipi di laurea e tutte le discipline, ma la misura dal gap è differente per le diverse discipline: si evidenzia una penalizzazione, anche dal punto di vista di genere, per gli indirizzi geo-biologico, giuridico, letterario, psicologico e linguistico.
Una tendenza analoga si può osservare andando a guardare i dati sulle retribuzioni dei neolaureati. L’indagine Istat rileva anche i dati sul guadagno mensile netto dei laureati del 2007 che nel 2011 svolgono un lavoro continuativo a tempo pieno. E’ pertanto possibile valutare le differenze nei livelli retributivi per tipologia di corso di laurea (primo livello, secondo livello), per gruppi di corsi (identificati dagli ambiti disciplinari) e per sesso (v. tab. 1). Per semplicità di lettura, i dati riportati nella tabella 2 sono ordinati in base al livello retributivo medio dei laureati di secondo livello (v. colonna 7).