Una questione di metodo e una di merito. Il metodo: un tavolo tecnico doveva fare luce sulla vicenda degli esodati, o meglio, dei salvaguardati, come il comunicato diramato ieri dal ministro del Lavoro definisce i soggetti che, in prossimità del pensionamento, rischiano di restare senza stipendio e senza assegno previdenziale. Bene: da un tavolo tecnico (voluto, peraltro, da un ministro tecnico) ci saremmo aspettati una risposta "tecnica". Una quantificazione precisa dei lavoratori potenzialmente interessati.
Una quantificazione che ricalcasse l'elenco indicato dalla riforma (il decreto salva Italia, con le modifiche del decreto Milleproroghe): quanti i lavoratori in mobilità lunga e breve? Quanti a carico dei fondi di solidarietà? Quanti in prosecuzione volontaria? Quanti "esodati" veri e propri, cioè lavoratori incentivati a lasciare il lavoro in vista di una pensione che ora si allontana? E via via le altre situazioni per le quali continueranno ad applicarsi le "vecchie" regole di pensionamento.
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