“Più servizi per bambini e anziani. Così libereremo il tempo delle donne”. Così il Corriere della Sera ha titolato qualche giorno fa un’intervista al ministro Fabrizio Barca, dedicata ad illustrare l’impegno del governo per la riprogrammazione dei fondi europei destinati alle regioni del Sud.
E’ un sollievo vedere come, in questi giorni, si stia riattivando l’impegno dei diversi attori in campo per utilizzare le risorse europee su un obiettivo fondamentale, come la costruzione delle infrastrutture sociali indispensabili per colmare il divario di sviluppo di alcuni territori.
Eppure, questa spinta positiva non deve portarci a dimenticare il fatto che, da ultimo nello scorso mese di dicembre, abbiamo seriamente rischiato di rimandare indietro, a Bruxelles, 2,6 miliardi di euro di fondi europei, risorse non spese relative al periodo 2007-2009. Nel mese di settembre scorso, l’Italia era riuscita a spendere appena il 10,9% del totale dei 43,6 miliardi di euro dei Programmi dell’Obiettivo convergenza (FESR e FSE) destinati al periodo 2007-2013, somma comprensiva del cofinanziamento nazionale. I fondi effettivamente spesi rappresentavano circa un terzo della cifra impegnata, pari a 14,48 miliardi di euro.
Le regioni “convergenza” - Campania, Calabria, Puglia e Sicilia - cui i fondi sono destinati sono quelle dove le infrastrutture sociali scontano i ritardi maggiori. Perchè queste risorse non sono state spese?". Continua a spiegarlo, sul sito www.ingenere.it, Raffaela Milano. Che spiega poi come si possono spendere quei fondi, utilmente, per il lavoro delle donne.