In alcune località della Puglia si è iniziato ad avere accesso continuo all’acqua corrente, per la prima volta dopo tanti anni, anche d’estate. Tutto ciò avviene perché l’Acquedotto Pugliese è stato risanato. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, specie nel paese che gli acquedotti li ha inventati. La notizia, riportata tra gli altri da Repubblica Affari & Finanza di lunedì, è tutt’altro che banale da molti punti di vista. Il cattivo funzionamento dell’Acquedotto Pugliese non solo è stato per decenni l’esempio del fallimento dell’intervento pubblico nell’economia e dell’assistenzialismo, ma ha anche finito per essere simbolo della inefficienza economica del nostro Meridione.
L’importanza della notizia, però, non si limita alle vicende di un’impresa pubblica, per quanto rappresentativa. Il risanamento dell’Acquedotto Pugliese è stato ottenuto grazie ad interventi che hanno aumentato l’efficienza dell’azienda. Stando alle cronache, infatti, risulta che sono diminuiti gli organici, sono diminuite le “esternalizzazioni” ma sono aumentati i servizi offerti (è aumentato il coinvolgimento nella depurazione), è diminuita la morosità. Inoltre, l’azienda è in grado di avviare un significativo ma fattibile sforzo di investimento. Il tutto nel contesto del risanamento finanziario. Non bisogna fare un eccessivo sforzo di interpretazione, quindi, per capire che il significato di questo risultato è più ampio, e non riguarda solo i pugliesi.
In primo luogo, il pessimo stato dell’Acquedotto Pugliese era uno degli esempi attraverso cui si sosteneva che la gestione pubblica dei servizi idrici fosse, naturalmente, destinata a essere antieconomica, parassitaria (quando non criminogena), quindi di naturale appannaggio dei privati. Più in generale, questa storia di successo dimostra che l’intervento pubblico nell’economia può avere un senso. Pensiamo a quanto questo sia importante quando si parla di scuola pubblica, università, sanità. Il che, naturalmente, non esclude il concorso dei privati, ma sicuramente non lo impone, come molti vorrebbero.
Certo è che ognuno deve fare la sua parte. Il fatto che il risanamento dell’Acquedotto Pugliese sia stato realizzato senza macelleria sociale è importante, ma è pur sempre stato possibile grazie anche alla riduzione degli organici (inclusi i dirigenti). Insomma, i carrozzoni sono contro un’economia pubblica efficiente, cioè contro gli interessi di cittadini e lavoratori. Se risanare un carrozzone è stato possibile è stato grazie a una forte volontà politica.
E’ quindi, alla politica che ci si deve rivolgere: non c’è niente di ineluttabile in tanti episodi di inefficienza della pubblica amministrazione e delle aziende pubbliche. E’ la politica che deve dimostrare di avere le capacità, la grinta e le idee necessarie per dare una prospettiva alla gestione dei beni pubblici di questo paese. Oggi c’è l’esempio di un’azienda pubblica che – contro ogni aspettativa – ha vinto sul fronte dell’efficienza chiedendo a tutti i lavoratori di dare secondo le proprie possibilità, chiedendo in contropartita una modica tariffa per dare acqua a tutti secondo i propri bisogni. Non è poco. Sono cose che dovrebbero fare riflettere a molti, anche a sinistra.