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Fiat, la famiglia torna al potere

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Le due o tre cose che si sanno di lui dicono pochissimo. A 34 anni compiuti lo scorso primo aprile, il nuovo presidente del gruppo Fiat John Elkann ha colto quasi sempre l’occasione per tacere. Il che per qualcuno è un limite, per altri un segno di intelligenza. In comune con il suo predecessore Luca Cordero di Montezemolo ha soltanto la predisposizione a diventare presidente di qualcosa: entro maggio avrà cinque presidenze, più svariate vicepresidenze e posti di consigliere in altrettanti consigli di amministrazione. Le peggiori, visti i risultati, la Juventus e l’editrice La Stampa. Al contrario di Montezemolo, John detto Jaki nato a New York e studi a Parigi (tanto che con il più noto fratello Lapo parla quasi sempre in francese) non è personaggio pubblico e di relazioni, né è interessato alla politica. Al posto dei motori predilige la vela ed è uomo di finanza, caratteristica che insieme alla sua cultura anglosassone prevalente lo rende molto in sintonia con l’altro «americano» di Torino, l’amministratore delegato Sergio Marchionne.
Pur non portando il cognome Agnelli (figlio di Margherita Agnelli e Alain Elkann), rappresenta la famiglia proprietaria del gruppo e ne è l’erede dal lontano 1997, designato dal nonno Gianni (di cui ha autorizzato una biografia in via di pubblicazione, firmata da una giornalista dell’Economist) dopo la morte improvvisa per cancro di Giovannino, figlio di Umberto. La famiglia più ristretta di John sono la moglie Lavinia, due figli piccoli Leone e Oceano cui ama dedicare tempo e soprattutto un fratello come Lapo, estromesso dall’azienda dopo che nell’ottobre del 2005 ha rischiato di morire per una overdose. Chissà se ora Lapo ritroverà un posto al Lingotto, considerando anche che è lui il vero appassionato di automobili e di marketing. Un timido tentativo c’è stato nel 2007: a Lapo avevano lasciato una porta aperta per il lancio della nuova 500, ma troppe idee diverse e la cosa finì lì.
Con John, la famiglia torna al potere dopo la morte di Umberto Agnelli nel 2004. La sua dovrebbe essere tuttavia una gestione familiare completamente diversa sia rispetto a quella della storia Fiat, sia rispetto a quelle delle altre famiglie al comando di gruppi automobilistici come i Ford, i Peugeot e i Quandt (Bmw). D’intesa con Marchionne, John è favorevole a uno scorporo dell’auto dal gruppo, operazione sospesa l’anno scorso perché all’acquisizione del controllo della Chrysler non è seguita la conquista della Opel. L’operazione prevedrebbe una diluizione delle quote con gli Agnelli in minoranza, e i mercati l’attendono.
In un’ottica di auto di famiglia, il tandem Elkann-Marchionne assomiglia molto a quello Ford-Mulally. Dove il profilo dell’amministratore delegato è dominante, anche se Bill Ford non ha intenzione di mollare nemmeno un’azione. Diversa la situazione dei Peugeot e dei Quandt, che finora hanno dato meno carta bianca ai loro manager. John appartiene però a un’altra generazione rispetto ai 53 anni di Bill Ford o ai 54 di Thierry Peugeot. Conviene non dimenticarlo.

Tratto da www.ilmanifesto.it
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