Royal Bank of Scotland avrebbe nascosto introiti per non meno di 25 miliardi di sterline, attraverso una complessa rete internazionale costruita per eludere il fisco inglese e quello americano. Una manovra che è costata alle casse di Gran Bretagna e Stati Uniti oltre 500 milioni di sterline in termini di tasse. A rivelarlo, questa mattina, è il quotidiano inglese Guardian.
La questione assume connotati ancor più gravi per il board del colosso bancario, dal momento che il 70% della proprietà dell'istituto è nelle mani del Tesoro inglese. E dunque dei contribuenti.
Da parte sua RBS ha smentito categoricamente la notizia, spiegando che «l'idea che noi, con una mano chiediamo il supporto del governo, e con l'altra gli sfiliamo il portafoglio è del tutto priva di fondamento». Eppure, ancora sul sito internet del Guardian, è da stamattina online un audio in cui viene spiegato il complesso sistema di scatole cinesi e «finanza strutturata» che «coinvolge ben 13 separate reti transoceaniche, attraverso le quali RBS è riuscita ad evadere tasse per centinaia di milioni di sterline».
I canali più frequentati sono stati quelli di noti paradisi fiscali come le Isole Cayman. Schemi che il quotidiano definisce «assolutamente ingegnosi», e probabilmente - dal punto di vista strettamente formale - perfino in parte legali. Una rete che le stesse autorità inglesi non sono ancora riuscite a risalire completamente