Tredici organizzazioni della società civile hanno inviato una lettera ai vertici del Gruppo BNL e della Capogruppo BNP Paribas, in merito al finanziamento di impianti nucleari ad alto rischio e alle operazioni di sostegno alla produzione ed esportazione di armamenti (il testo della lettera e la risposta di Bnl).
I chiarimenti forniti da BNL lasciano sostanzialmente inevase le loro richieste, rispetto alle quali i promotori chiedono di riaprire il dialogo. Nello specifico, il Gruppo BNP Paribas risulta la banca più esposta a livello mondiale nel finanziamento della costruzione di centrali per l’energia nucleare civile. Esso compare tra i probabili finanziatori del controverso reattore Angra 3 in Brasile e sta valutando l’erogazione di un prestito per la costruzione di due impianti nella regione di Jaitapur in India. In Brasile verranno utilizzate tecnologie obsolete e precedenti al disastro nucleare di Cernobyl, mentre in India gli impianti sorgeranno in una zona ad alto rischio sismico. Inoltre BNP Paribas sostiene finanziariamente la francese Areva, che da anni estrae uranio dalle miniere del Niger, con costi sociali e ambientali altissimi. Sul fronte degli armamenti, BNP Paribas e BNL compaiono al primo posto tra le banche d’appoggio all’esportazione di materiale bellico dall’Italia, nell’ambito della Legge 185/90, con importi in continua crescita negli ultimi anni, come si desume dall’ultimo Rapporto della Presidenza del Consiglio relativo al 2010. “All’indomani del disastro nucleare in Giappone, non possiamo accettare la continua proliferazione di centrali che mettono a rischio intere popolazioni, ha detto Roberto Cuda, del Cnsm e coordinatore del sito Vizicapitali.org. Il Gruppo BNP Paribas ha precise responsabilità nel finanziare questi progetti, contrari al buon senso e all’attenzione per la sostenibilità da sempre propagandata dal gruppo francese. A BNL e alla Capogruppo BNP Paribas inoltre chiediamo maggiore trasparenza e una politica più stringente in tema di servizi all’esportazione di armamenti, soprattutto verso paesi in cui sono state riscontrate violazioni di diritti umani”. Gli organismi promotori riconoscono l’importanza della risposta ricevuta da BNL alla loro lettera di chiarimenti e l’intenzione del gruppo bancario di interloquire con la società civile, e si augurano che questo confronto possa proseguire in modo proficuo. Per questo chiedono un incontro ai responsabili del Gruppo BNL, nel quale affrontare i nodi irrisolti. I nostri rilievi alla risposta dell’Amministratore Delegato del Gruppo BNL Fabio Gallia Armamenti Non sono state fornite risposte in merito alle nostre richieste sui seguenti punti: - Policy. La presenza di due policy – una per il Gruppo BNL e una per BNP Paribas, che coinvolge le filiali italiane – solleva più di un interrogativo. Infatti BNL afferma da tempo di “limitare le proprie attività relative alle operazioni di esportazione di armamento ai soli Paesi dell’Unione Europea e della NATO”, mentre la policy di BNP Paribas consente operazioni anche con altri paesi. Di fatto, quindi, gran parte delle operazioni per l’export di armamenti viene gestito dalle filiali italiane di BNP, che godono di minori restrizioni. E questo benché BNL affermi che “Il Gruppo BNP Paribas applica il principio dello ‘standard più elevato’ (…) applicando in alcuni casi criteri ancora più stringenti di quanto previsto nelle legislazioni locali” (BNL, Bilancio Sociale 2009). - Pubblicazione delle singole operazioni appoggiate dai due istituti e dalle rispettive controllate. - Rinuncia ad appoggiare operazioni di esportazione verso paesi dove sono state riscontrate serie violazioni dei diritti umani, secondo quanto specificato nella nostra lettera. - Rinuncia a finanziare o appoggiare imprese impegnate in attività di cui al punto precedente e verso paesi in conflitto o inclusi nelle tipologie descritte nella nostra lettera. - Assunzione di impegni precisi per ridurre operazioni di appoggio e finanziamento alla produzione ed esportazione di armamenti. Nucleare civile - Centrale Angra 3 (Brasile). BNP Paribas conferma la sua partecipazione al finanziamento del progetto e condiziona la prosecuzione dell’impegno al rispetto di quattro condizioni, tra cui una valutazione indipendente e il controllo da parte dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica. Non vien esplicitata nessuna intenzione da parte della banca di tirarsi fuori dal progetto e non viene data nessuna risposta sulle tecnologie utilizzate, fuori norma in Europa. - Progetto Jaitapur (India). BNP Paribas sostiene che ha svolto un semplice lavoro di consulenza, che non è obbligata a organizzare il finanziamento né a parteciparvi. Annuncia inoltre che il progetto sarà riesaminato alla luce degli avvenimenti giapponesi. I promotori ribadiscono i rischi connessi a tali impianti e chiedono ulteriori spiegazioni alla banca sul “riesame” annunciato, ferma restando le richiesta di formalizzare la decisione di uscire dal progetto. - Sostegno ad Areva. Nessuna risposta da parte della banca. Per informazioni: Roberto Cuda, robycuda@libero.it, 340.2284686 Andrea Baranes, abaranes@crbm.org Firmatari del comunicato Andrea Baranes, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale Roberto Cuda, Coordinamento Nord Sud del Mondo, coordinatore Vizicapitali.org Marco Gallicani, Finansol.it Alessandro Giannì, direttore campagne Greenpeace Italia Franco Moretti, direttore di Nigrizia (Missionari Comboniani) Yann Louvel, climate and energy campaign coordinator BankTrack Eugenio Melandri, coordinatore nazionale Chiama L’Africa Mario Menin, direttore di Missione Oggi (Missionari Saveriani) Roberto Meregalli, Beati i Costruttori di Pace Fabio Pipinato, direttore di Unimondo.org Pietro Raitano, direttore di Altreconomia Carlo Tombola, coordinatore consiglio scientifico Opal – Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere Francesco Vignarca, coordinatore nazionale Rete Italia per il Disarmo Alex Zanotelli, missionario comboniano e direttore di Mosaico di Pace (Pax Christi)