Idee sciocche, politiche stupide, leader da bocciare agli esami come studentelli svogliati. Più che una lezione è una frustata, quella che il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz riserva alla politica europea a poche settimane dal voto. Chiamato dall’università della Confindustria a una lezione sul tema “Si può salvare l’euro?”, l’ex capo dei consiglieri economici di Clinton detta condizioni radicali: per salvarsi, tutta la costruzione dell’euro deve essere ribaltata. Aula magna della Luiss affollata, come si conviene ormai agli economisti superstar: Stiglitz, tra Casa Bianca e Banca mondiale, movimento di Occupy Wall Street e Accademia dei Nobel, è tra questi.
Popolarissimo tra i no-euro – al punto che qualche giorno fa insieme a un altro Nobel, Amartya Sen, ha diramato una nota per precisare di non essere a favore della distruzione della moneta unica europea - anche davanti agli studenti della Luiss ha ribadito che se oggi l’Europa si trova qui, nelle condizioni drammatiche della disoccupazione e della crisi, è per colpa di “un unico grande errore: l’euro”. Ciò non vuol dire, ha subito precisato, che si possa tornare indietro: “Ci sono cose che non possono essere invertite”. Ma sapere che sono state fatte male, e perché, può aiutare a trovare una soluzione oggi. Subito, immediatamente, visto che l’Europa, dice il premio Nobel, ha buttato via cinque anni, che si stanno già allungando a un decennio, e che produrranno effetti negativi per un quarto di secolo, se si continua così.
Un guru troppo pessimista, che interviene sui drammi europei col senno di poi? Non proprio, visto che Stiglitz scodella, uno dopo l’altro, tutti i problemi che c’erano dalla costruzione dell’euro, che lui stesso ed altri economisti avevano illuminato fin dall’inizio. Se oggi il prodotto pro capite è inferiore ai livelli che aveva prima della crisi in tutti i paesi dell’eurozona tranne uno (la Germania, dove è cresciuto ma non di tanto), i motivi sono da ricercare nei “difetti di fabbrica” dell’euro: difetti che Stiglitz ricollega a un’ideologia sbagliata che ha portato a una moneta sbagliata, senza politica e senza Stato.
“Sono fallite le idee che a quell’epoca erano di moda, che i mercati funzionassero sempre e si aggiustassero da sé”. Solo che l’intero edificio europeo e i suoi amministratori non hanno preso atto dei fallimenti. Continuando a fare scelte che, viste dall’altro lato dell’oceano, appaiono insensate. Come tenere l’euro forte per combattere un inesistente pericolo di inflazione: “Grazie europei, per l’euro forte, gli americani vi ringraziano per queste politiche stupide”. Oppure punire le vittime della crisi (come la Grecia), invece di aiutarle a produrre e risollevarsi. O continuare a spingere sull’austerità, fingendo di credere all’idea “sciocca” che possa esserci una contrazione espansiva.